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Assessorato alle Politiche Culturali: il bene comune e la partecipazione prima di tutto.

Ha 27 anni l’assessore Claudio Marotta è il più giovane della giunta scelta dal presidente Catarci in VIII Municipio e un'altra idea di cultura: attivazione dal basso e cooperazione.

Claudio Marotta
Claudio Marotta

Municipio - La tua storia personale parla di associazionismo,di partecipazione dal basso e di movimenti: Cosa porterai a Via Benedetto Croce dalla tua esperienza di autogoverno locale?
La mia è una storia chiara e nota, vengo dai movimenti e dall’associazionismo del nostro municipio con me porterò la convinzione che le istituzioni non possono essere onniscienti,tanto più in un'istituzione di prossimità come quella del municipio. Il nostro impegno deve essere quello di favorire la vitalità e il protagonismo delle ragazze e dei ragazzi,dell’associazionismo, di chi fa cooperazione dal basso, perché la vera ricchezza di questo territorio è dovuta da un tessuto sociale così ricco. Sono certo che la maggioranza che c’è oggi in consiglio, la giunta che ha scelto il nostro presidente Catarci, rappresenti proprio questo, aprire una fase nuova, che deve partire dal nostro municipio ma che deve guardare a tutta la citta. Noi dobbiamo fare una grande rivoluzione a Roma,rimettere al centro l’interesse pubblico per il bene comune, le istituzioni devono  mettersi in ascolto e a disposizione di chi fa partecipazione e attivazione dal basso.

In  passato ti sei occupato di memoria storica. Sarà un punto del tuo programma? Scopriremo una nuova memoria storica? magari delle storie?
Si assolutamente, io avrò la delega alla memoria storia e nell’azione di governo avremo il compito di lavorare su questi temi. Cercheremo di farlo nel miglior modo possibile, certamente dal 10 settembre inizieremo con le celebrazioni per il  70° anniversario  della battaglia della Montagnola, questo sarà un appuntamento  importante per la storia del nostro quartiere, avremo modo di ricordare quello che ci piace definire l’animo  democratico popolare antifascista del nostro quartiere. Bisogna  però stare attenti a non ricordarsi della memoria storica solo quando è il calendario a scriverlo in rosso, memoria storica è ricerca è storia è riportare alla luce biografie che si intrecciano con le storie che hanno innervato il nostro territorio. Dovremmo continuare a fare un lavoro, per esempio, sulle scelte che furono fatte da tanti giovani durante gli anni della resistenza, ma non solo, anche sulle scelte ribelli che ci sono state durante gli anni successivi alla resistenza. Dobbiamo  far riemergere, far rivivere il perché di alcune scelte, di alcune biografie, perché alcuni ragazzi, donne e uomini hanno scelte di intraprendere percorsi  partigiani. Questo penso sia l’aspetto più importante: tornare a far vivere, fare un lavoro vero di ricostruzione: solo questo può far sentire una vicinanza, una comunanza tra generazioni.

La tua idea di Cultura
Noi dobbiamo Stimolare il protagonismo, la creatività, la voglia di attivazione di tutti e di tutte. Quando parliamo di cultura di base o di cultura diffusa, dobbiamo stare attenti a valorizzare il lavoro dei tanti che in modo volontario tengono viva la partecipazione.  Quindi non dobbiamo pensarla come la cultura dei grandi eventi, ma come iniziativa dal basso dei tanti. Valorizzeremo le esperienze che vengono dal basso. Mi viene in mente la festa della cultura che per vent’anni ha attraversato le strade della Garbatella e ha resistito ad anni difficilissimi, ma è diventata un appuntamento annuale e un punto di riferimento per tanti giovani artisti. Il Municipio, il mio Assessorato dovrà valorizzare il lavoro delle tante realtà che in tutto il nostro territorio si occupano di cultura giovanile.

Spesso, anche ultimamente, hanno accusato il Municipio di rivolgersi solo al quadrante Garbatella Sanpaolo Ostiense.
Il mio primo incontro pubblico fu al Roma 70 live. La verità è una: il nostro municipio è molto grande, potrebbe essere paragonato ad una città, e come tutte le grandi realtà ci sono quartieri con una sedimentazione maggiore ed altri di più nuova generazione è chiaro che noi dobbiamo prestare particolare attenzione a questo tema. Gli anni di Alemanno sono stati mortificanti per le politiche culturali, si è ridotto all’osso la possibilità dei municipi di promuovere e intervenire a favore di chi fa cultura. Noi abbiamo un compito importante: quello di  rigenerare il protagonismo culturale nel nostro territorio, dobbiamo curare le realtà nate nei quartieri di più lunga storia e dobbiamo  anche dare slancio a politiche giovanili che offrano servizi alla cittadinanza  in quartieri di formazione più recente come Roma 70

Venerdì avete approvate le linee programmatiche per i prossimi cinque anni, tanti i temi presenti, importante il dialogo tra le forze politiche.  Nonostante i tagli si punta sulla Cultura e sui Giovani?
E’ stato un passaggio importante, grande partecipazione e importante dialettica tra le forze e questo ci carica di responsabilità.Noi dobbiamo rilanciare un ragionamento generale sulle  politiche culturali e giovanili. Veniamo, come dicevamo prima,da anni in cui la cultura è stata derubricata a un tema di second’ordine addirittura ci sono stati autorevoli esponenti di governo che ne teorizzavano una discreta inutilità.Una città come Roma deve tornare a puntare e a scommettere su cultura e storia. Oggi purtroppo Roma non è una città accogliente per i tanti giovani in cerca di lavoro, per questo noi dobbiamo tornare a pensare la Questione della Cultura come una nuova stagione per Roma. C’è un grande impegno nelle linee programmatiche, dobbiamo intuire le opportunità che ha in serbo questa città, quindi rilanciare spazi, centri polivalenti, rigenerare il tessuto urbano e metterlo a disposizione di chi vuole offrire nuove opportunità alla città. Cultura come opportunità e non come orpello con la voce di bilancio più facile da tagliare.
  
Il municipio in questi 10 anni è cresciuto diverse opere importanti lo hanno e lo stanno trasformando in un polo culturale ma anche commerciale, pensi che i cittadini avrebbero approvato tutto questo attraverso il bilancio partecipativo?
Il territorio è evidentemente in via di espansione e c’è un'evidente trasformazione, Roma Tre ha giocato un ruolo importantissimo in questo. Due aspetti importanti: Da una parte dobbiamo rimettere al centro l’interesse per il bene comune, la cura, la tutela del pubblico, il secondo aspetto è sicuramente quello della partecipazione. Questo è un territorio che fino a cinque, dieci anni fa sperimentava percorsi significativi di partecipazione reale. Faceva un ragionamento sulla cessione di parte della sovranità che era in capo all’istituzione locale dando potere decisionale direttamente alla cittadinanza (il bilancio partecipativo), nel frattempo le politiche cittadine vivevano una lunga stagione di accentramento decisionale, che mortificava i territori imponendo scelte calate dall alto.. Ecco io non so se i cittadini dell’ottavo municipio (ex11) approvino tutte le trasformazioni che stanno attraversando il territorio, però penso  che il risultato straordinario con cui la nostra coalizione ha vinto le elezioni diano un buon punto di vista. Credo che partecipazione sia sempre stata una parola d’ordine, una stella polare verso cui indirizzare l’esperienza di governo locale di questo territorio e delle forze politiche e sociali che hanno costruito l’alleanza che sostiene Andrea Catarci. Questo penso che sia un tratto distintivo riconoscibile da tutti i cittadini del nostro territorio. Noi su questo punto vogliamo rilanciare: per cui se abbiamo vissuto un accentramento delle decisioni dovuto all’ultima giunta capitolina, oggi avere una sinergia tra le istituzioni che operano nella stessa cornice politico-culturale ci darà maggior forza per immaginare percorsi di politica partecipata.

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